Quando si parla di strade e piste ciclabili si arriva a un dilemma: sono meglio gli spazi condivisi di una carreggiata o è meglio separare le due entità con un cordolo? In teoria, se si va a leggere il Codice della Strada, in assenza di vere e proprie piste ciclabili, la carreggiata automaticamente diventa uno spazio condiviso. Fra i veicoli che possono transitarvi, infatti, oltre a macchine e motorini, figurano anche le biciclette. Però spesso non è facile gestire sulla medesima carreggiata auto, biciclette e pedoni. Per quanto uno voglia essere sempre più green e sostenibile, è indubbio che la maggior parte delle città italiane non sia a misura di bicicletta (a differenza, invece, di quanto accade in Nord Europa).
Strade, ciclabili e spazi condivisi
Non è certo facile far convivere sulla medesima carreggiata auto, bici e pedoni. In particolare, nelle nostre città distinguiamo fra le corsie o piste ciclabili, cioè la zona dal lato destro della carreggiata destinata ai ciclisti, dalle strade ciclabili, cioè quelle in cui i ciclisti hanno la priorità in tutta la carreggiata.
Le prime possono essere semplicemente parte della carreggiata distinta con segnaletica orizzontale a terra o proprio separate da cordoli più o meno alti. Nel secondo caso, invece, si tratta di strade con limite dei 30 km/h.
Il guaio è che non possono essere realizzate ciclabili del genere in tutte le strade delle nostre città, è anche una questione di spazio. In generale una pista ciclabile deve essere larga 1,5-2,5 metri, dipende se ha una sola direzione o due. Inoltre ci vanno i 50 cm di cordolo a protezione, cosa che, però, toglie anche spazio ai parcheggi.
Inoltre gli spazi separati sono più difficili da gestire dal punto di vita della manutenzione. Il cordolo impedisce anche le basilari manovre di pulizia del manto stradale, oltre a essere inevitabilmente rovinati dalle auto (e rovinare le auto: se non ben segnalato e visibile, un cordolo può essere pericoloso di notte tanto per le auto quanto per le bici).
Se però al posto di una pista ciclabile separata si usasse lo spazio in carreggiata? Con spazi condivisi? La sua realizzazione costerebbe molto di meno, ma bisognerebbe comunque rivedere un attimo la logistica stradale. Questo perché non basta solamente dipingere le strisce per terra e mettere qualche cartello. Bisogna anche rallentare il traffico e assicurarsi che lo spazio destinato alla percorrenza delle auto non sia troppo ridotto. Tuttavia sono più facili da pulire e non richiedono ulteriore illuminazione in quanto sfrutterebbe quella della strada.
Ci sono poi anche differenze per quanto riguarda il rispetto delle regole stradali. Capita spesso, infatti, che in caso di piste ciclabili separate, sia gli automobilisti che i ciclisti, sentendosi più sicuri a causa di quella barriera, prestino magari meno attenzione. Ma i problemi arrivano quando ci sono delle intersezioni e strade laterali. Ecco che qui, improvvisamente, finisce la ciclabile e auto e bici si incontrano, con ciascuno che appare improvvisamente all’altro, magari con vista ostacolata da cespugli, aiuole o auto in sosta. E cosa succede quando l’auto deve svoltare a destra? Magari col ciclista che non si ferma o lo supera da destra?
Se invece la strada fosse condivisa, invece, è più probabile che i due prestino maggior attenzione sin dall’inizio. L’automobilista sarebbe maggiormente consapevole del fatto che, quando sta per svoltare a destra, deve assicurarsi che il ciclista si sia fermato. Il ciclista, invece, sarebbe più conscio del fatto che sia meglio evitare di superare a destra un’auto che sta svoltando a destra.
A proposito di piste ciclabili: qui trovi tutti i pro e i contro.