Trovati frammenti di plastica nei bisogni dei neonati in quantità maggiori rispetto gli adulti. Quali sono gli effetti negativi sulla salute, scopriamolo insieme in questo articolo.
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Cosa c’è da sapere sui frammenti di plastica
Un recente studio pilota pubblicato sulla rivista ACS’ Environmental Science & Technology Letters e condotto da Kurunthachalam Kannan della New York University School of Medicine ha rilevato tracce di microplastiche, ossia frammenti di plastica delle dimensioni inferiori a 5 millimetri, nelle feci dei neonati, per alcuni tipi in quantità anche maggiori rispetto a quanto si ritrova negli adulti.
![frammenti di plastica povertà](https://www.viveregreen.com/wp-content/uploads/2023/01/frammenti-di-plastica2.jpg)
Gli esperti hanno esaminato il meconio dei bambini, ovvero le prime feci del piccolo appena nato, e poi di individui adulti alla ricerca di microplastiche di PET (il materiale usato per le bottiglie) e di policarbonato (molto usato in ottica, edilizia, elettronica). È emerso che queste microplastiche sono presenti anche nei campioni di feci dei bimbi. Addirittura per quel che riguarda il PET a concentrazioni in media 10 volte superiori rispetto a quelle dell’adulto. Si ipotizza che questi frammenti di plastica potenzialmente causino infezioni.
Focus sulle microplastiche
Il sito dell’Istituto superiore di sanità spiega che per microplastiche: si intende generalmente una miscela eterogenea di materiali di forma differente, frammenti, fibre, sfere, granuli, pellets, fiocchi o perle, di dimensioni da 1 micrometro (µm) a 5 mm (millimetri). Le microplastiche sono distinte in primarie e secondarie.
![frammenti di plastica nell'ambiente](https://www.viveregreen.com/wp-content/uploads/2023/01/frammenti-di-plastica1.jpg)
Le primarie sono plastiche prodotte intenzionalmente in dimensioni ridotte, per essere usate, per esempio, nei cosmetici, nelle vernici, nelle paste abrasive e nei fertilizzanti.
Le secondarie sono originate dall’usura, deterioramento e frammentazione di materiali in plastica di dimensioni maggiori, compresi tessuti sintetici e copertoni delle ruote. I composti chimici nelle microplastiche sono polietilene, polipropilene e polistirene, ma possono contenere anche sostanze inorganiche come alluminio, titanio, bario, zolfo, ossigeno e zinco.
Effetti sulla salute umana
Secondo l’Iss i rischi per l’uomo derivanti dalle microplastiche possono essere di natura fisica, chimica o microbiologica.
- Rischi fisici: sono dovuti alle capacità delle microplastiche di attraversare le barriere biologiche, come la barriera intestinale, ematoencefalica, testicolare e persino la placenta, e causare danni diretti, in particolare all’apparato respiratorio e all’apparato digerente.
- Rischi chimici: derivano dalla presenza di contaminanti e possono portare le microplastiche a essere veicolo di sostanze potenzialmente pericolose di natura organica oppure inorganica. Molti di essi possono provocare danni a carico del sistema endocrino, causare problemi alla sfera riproduttiva e al metabolismo.
- Rischi microbiologici: sono relativi alla capacità delle microplastiche di trasportare, attaccati alla loro superficie, microrganismi in grado di causare malattie come Escherichia coli, Bacillus cereus e Stenotrophomonas maltophilia.
In ogni caso esistono ancora poche informazioni riguardo l’impatto delle microplastiche sulla salute degli animali e dell’uomo. I polimeri, in generale, sono chimicamente inerti e, dunque, considerati non tossici.