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Hai mai sentito parlare dei pomodori Kero? Sono una varietà italiana e ti svelo dove vengono utilizzati

Sono circa 300 le varietà dei pomodori coltivati in Italia. Tra questi c’è un tipo con delle caratteristiche particolari e dalla forma ovale: sono i pomodori Kero. Pensiamo alla pizza margherita, per preparare la classica salsa si utilizzano solo alcuni tipi di pomodori, tra cui i Kero, appunto. Scoprite le peculiarità di questo frutto e come coltivare questa varietà italiana.

Ci sono i pomodori Pachino, tipici della Sicilia, i pomodori Datterino, dalla forma allungata e il sapore dolce o i pomodori Ciliegino, dalla forma tipica a grappolo. Insomma le varietà di questa pianta in Italia non mancano di certo, tra l’altro il pomodoro è uno dei simboli della nostra cucina, esportata in tutto il mondo. Nel nostro paese si contano circa 300 varietà di pomodori, tra queste ci sono i pomodori Kero.

Forse non ne avevi mai sentito parlare, ma è uno dei pomodori più utilizzati per creare la classica salsa della pizza Margherita o dei tanti sughi che si preparano quotidianamente. Se vuoi scoprire le caratteristiche del pomodoro Kero e come riuscire a coltivarlo, leggi qui.

Il pomodoro Kero: caratteristiche e come coltivarlo

Presentano frutti di forma ovale e caratteristiche peculiari, come un’alta resistenza alle malattie. Il pomodoro Kero è innanzitutto facile da coltivare ed è molto resistente in particolare a Verticillium, Fusarium e picchiettatura batterica. I suoi frutti di forma ovale hanno un peso medio di 70 grammi, ma possono arrivare anche a 100 grammi. Il fogliame abbondante protegge i frutti, che spesso sono utilizzati per la produzione domestica, ad esempio di passate e triturati. Va detto che questi pomodori sono destinati principalmente alla conserva e che la loro raccolta coincide con la completa maturazione rossa della bacca. Ma attenzione, si possono anche consumare in insalata.

Per quanto riguarda la coltivazione, è possibile effettuarla nell’orto di casa. L’atto di seminare e coltivare pomodori richiede un po’ di cura, se si vuole ottenere il massimo rendimento. La semina, in particolare, può avvenire sia in pieno campo che in semenzaio. Il periodo migliore è fine inverno o inizio primavera.

E’ possibile inoltre seminare per un periodo prolungato durante l’anno. Si aspetta poi la crescita e una volta che le piantine sono abbastanza robuste da essere maneggiate, è il momento di trapiantarle. Anche questa operazione richiede attenzioni, in particolare è opportuno trasferire le piantine in vasetti di almeno 8 cm per favorire lo sviluppo delle radici.