Vivere Green
Contenitore d'insalata

Dove vanno buttate le bioplastiche? Quello che tanti italiani non sanno

Nonostante gli evidenti passi in avanti compiuti dagli italiani, la raccolta differenza tende a creare ancora qualche dubbio. Un errore comune riguarda le “bioplastiche”, le quali, al contrario di quanto una certa parte della popolazione crede, non vanno necessariamente conferite nella raccolta della plastica. 

Come smaltire correttamente le bioplastiche

Contenitore d'insalata

Di solito, sono contenitori od oggetti in materiali polimerici in teoria compostabili e/o biodegradabili. Il materiale può essere di origine vegetale o animale, proveniente da fonti rinnovabili o fossili, tipo il petrolio. A livello di polimeri e di composizione non sono di norma utili nel processo di riciclo della plastica; pertanto, non dovrebbero seguire tale processo di riciclo.

Bicchieri biodegradabili

Come spiega ai microfoni de La Repubblica la ricercatrice Anna Sagnella del laboratorio Mister Smart Innovation associato al Tecnopolo Cnr di Bologna, che ha condotto studi sull’eco packaging, in linea di massima occorre affidarsi a quanto contenuto nella confezione e fidarsi dei produttori.

Se gli scarti di bioplastiche contengono la dicitura compostabile allora è lecito pensare di gettarlo nel composto, ossia nell’umido. Si presume che saranno trasportati in un impianto di compostaggio, anche se questo dipende dalla politica adottata dal Comune. Qualora abbiano esclusivamente la scritta biodegradabile, dovrebbero biodegradarsi in un determinato tempo. Ciò non vuol dire buttarli nell’umido, bensì nell’indifferenziato

Penne biodegradabili

Sul tema è intervenuta pure Greenpeace, al Forum internazionale dell’economia dei rifiuti. Il responsabile Campagna inquinamento del gruppo, Giuseppe Ungherese, ha sottolineato come spesso si commetta l’errore di destinare la plastica “green” in discarica o in inceneritore. Invece, in conformità alla norma EN13432, andrebbe conferita nell’umido. 

Secondo gli ultimi dati raccolti il 63 per cento della frazione organica in Italia è spedito in strutture (anaerobiche) che riescono difficilmente a degradare la plastica compostabile. Il resto confluisce in impianti di compostaggio dove non è garantito che rimanga abbastanza tempo affinché si degradi, costituendo un problema anziché un’opportunità.