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Sapevi che il cellophane non è fatto di plastica? Ecco in realtà di cosa si tratta

Il cellophane, la pellicola trasparente utilizzata soprattutto per l’imballaggio alimentare, non è costituito dalla plastica. Probabilmente in molti non lo sapevano, ma questo materiale ha un’origine ecologica, essendo composto principalmente da materie prime vegetali come legno, cotone e canapa.

L’imballaggio alimentare rappresenta di gran lunga quello di maggior utilizzo. Il cellophane, infatti, è quella pellicola trasparente usata per avvolgere confezioni di bustine del tea, camomille e tisane, nonché per la conservazione degli alimenti a livello sia industriale sia casalingo. Negli anni si è fatto strada nel mondo del packaging grazie alla sua capacità di proteggere i prodotti alimentari da aria, oli, grassi e batteri, rimanendo comunque permeabile al vapore acqueo. Se molti pensavano che fosse fatto di plastica, si sbagliavano: la pellicola trasparente deriva dalla cellulosa. Questo materiale, ottenuto da materie prime vegetali come legno, cotone e canapa, non è solo un esempio di ingegneria materica, ma anche un prodotto ecologico, essendo compostabile e biodegradabile.

Il cellophane è biodegradabile?

La risposta è sì. Il cellophane deriva dallo scioglimento della cellulosa in una soluzione alcalina. In questo modo, si ottiene la viscosa, che poi viene trattata con acidi e ridotta in film sottili. La cellulosa è un polimero naturale presente anche nelle piante, ed è composta da molte unità di glucosio. Quindi si può affermare che il cellophane è biodegradabile e si smaltisce molto facilmente. In futuro questo materiale avrà molteplici impieghi, nel campo della medicina e della biotecnologia, dato che è molto versatile anche per quanto riguarda la sua modificazione attraverso trattamenti chimici appositi.

Storia del cellophane

Solo nel 1913 il chimico svizzero Jacques Edwin Brandenberger diede inizio ad una prima produzione di film di cellophane in uno stabilimento francese: ispirato da un incidente con del vino versato su una tovaglia, decise di sviluppare un tessuto che respingesse i liquidi. La sua invenzione, però, si rivelò troppo rigida per essere usata come tessuto, ma perfetta come pellicola protettiva. Dopo una serie di miglioramenti, tra cui l’aggiunta di glicerina per ammorbidire la pellicola, nel 1912 Brandenberger sviluppò una macchina per la sua produzione, chiamando ‘cellophane’ il nuovo materiale scoperto. Una combinazione delle parole cellulosa e diaphane.