L’albume liquido, comunemente trovato nei brick nei supermercati, ha una storia di produzione ben definita. Questo articolo esplora il processo di produzione dell’albume pastorizzato, la sua crescente presenza nelle cucine italiane e le considerazioni etiche e ambientali associate alla sua produzione.

Il processo di produzione dell’albume liquido
L’albume d’uovo liquido, disponibile in pratiche confezioni simili a quelle del latte, ha una composizione ben nota: un guscio, un tuorlo e un albume. Tuttavia, a differenza di quanto avviene in natura, nell’industria alimentare questi componenti vengono separati. Impianti specializzati si occupano di rompere le uova e separare meccanicamente i tuorli dagli albumi. Questi macchinari operano in modo altamente preciso, garantendo che non ci siano contaminazioni incrociate tra le parti. Dopo la separazione, l’albume viene sottoposto a filtrazione e controlli di qualità, per poi essere pastorizzato.
La pastorizzazione è un passaggio cruciale che prevede il riscaldamento dell’albume a temperature specifiche per un periodo determinato. Questo processo elimina batteri potenzialmente dannosi, come la salmonella, mantenendo al contempo l’integrità delle proteine. Grazie a questa lavorazione, l’albume liquido può essere commercializzato come prodotto pronto all’uso, sicuro e conveniente.
Origine delle uova per la produzione di albume
Le uova destinate alla produzione di albume liquido provengono principalmente da allevamenti industriali. I produttori di albume collaborano con aziende che gestiscono grandi quantità di galline ovaiole. Queste galline sono spesso allevate in spazi controllati, dove seguono regimentati cicli produttivi. Ogni gallina può deporre un uovo al giorno e, in base alla domanda di mercato, parte di questa produzione viene destinata alla trasformazione industriale.
Esiste infatti una porzione della produzione di uova pensata specificamente per la lavorazione. Questo significa che non tutte le uova vengono vendute con il guscio; alcune sono destinate a essere rotte e separate. L’albume di queste uova finisce nei brick, mentre i tuorli vengono utilizzati in altre produzioni, come nella pasta fresca, nei dolci industriali o in salse come la maionese. Questo sistema permette di ottimizzare l’uso delle risorse e soddisfare la crescente domanda di albume liquido.
La crescente popolarità dell’albume liquido
Negli ultimi anni, l’interesse per l’albume liquido è aumentato notevolmente, grazie a tendenze alimentari sempre più diffuse. Le diete ad alto contenuto proteico, l’importanza dello sport e la ricerca di pasti veloci e leggeri hanno reso l’albume liquido una scelta popolare. Questo prodotto fornisce una fonte di proteine pura, priva di grassi e colesterolo, e un brick di albume può contenere l’equivalente proteico di diverse uova.
Molti consumatori che seguono diete iperproteiche tendono a evitare il tuorlo, più calorico, e scelgono quindi l’albume liquido come un’opzione pratica. Con una semplice apertura del brick, è possibile versare e cucinare senza la necessità di sbattere le uova, riducendo al contempo gli sprechi. Questa comodità ha conquistato atleti, appassionati di fitness e persone attente alla propria alimentazione.

Confronto tra albume liquido e albume fresco
L’albume liquido in brick è sostanzialmente simile a quello fresco dal punto di vista nutrizionale. Entrambi contengono le stesse proteine e aminoacidi, con un valore biologico identico. Tuttavia, ci sono differenze nella consistenza: l’albume pastorizzato potrebbe essere più liquido e meno omogeneo rispetto a quello fresco, e potrebbe montare a neve con maggiore difficoltà a causa del processo di pastorizzazione. Alcuni chef preferiscono l’albume fresco per certe ricette, mentre altri trovano l’albume liquido più adatto per preparazioni specifiche.
Considerazioni etiche e ambientali nella produzione di albume
Un aspetto spesso trascurato riguardo alla produzione di albume liquido è l’impatto etico e ambientale. Le galline destinate alla produzione di uova vivono spesso in condizioni standardizzate, dove la produttività è prioritaria rispetto al benessere animale. Il ciclo produttivo è continuo e intensivo, non sempre rispettando le necessità naturali delle galline.
In aggiunta, il trasporto delle uova, il consumo di risorse per il lavaggio, la rottura meccanica, la pastorizzazione, il confezionamento e il mantenimento a temperatura controllata generano un’impronta ambientale significativa. Queste considerazioni rendono necessario un approccio consapevole alla scelta dei prodotti alimentari, tenendo conto non solo del loro valore nutrizionale ma anche delle implicazioni etiche e ambientali.