Vivere Green

Questo frutto potrebbe sparire molto presto: ecco il perché tanti agricoltori hanno scelto di non coltivarlo più

A furia di maltrattare l’ambiente oggi ci troviamo in piena emergenza climatica. Basta sentire il primo TG o aprire un quotidiano per rendersene conto. Tra le categorie più colpite dalla crisi, spiccano gli agricoltori, la cui vita è diventata pressoché impossibile. Quanto sta accadendo con il cantalupo ne è la prova evidente.

Perché gli agricoltori italiani preferiscono mandare al macero il cantalupo

Questa specialità, tipica della provincia di Agrigento, più nello specifico di Palma di Montechiaro, che ne costituisce la patria, sta riservando gioie e dolori agli operatori dell’industria. Soprattutto dolori, a voler essere sinceri, alla luce dell’emergenza denunciata dalla stessa categoria.

Con gli equilibri della natura radicalmente cambiati, ora il cantalupo viene prodotto in eccesso rispetto all’effettiva domanda. L’ampia forbice ha avuto un impatto non indifferente sul prezzo.

Cantalupo sul tavolo

Secondo le logiche del libero mercato, infatti, sul costo incide pure la scarsità di un bene. I recenti scossoni hanno portato i centri commerciali a comprarlo per una cifra tra i 20 e i 30 centesimi. Una cifra risibile, nettamente inferiore ai 60-70 centesimi scuciti dagli agricoltori di tasca loro nella coltivazione.

Sebbene nella distribuzione finale il cantalupo venga venduto a una cifra di 2 euro o anche più, il frutto del raccolto non permette nemmeno di raggiungere il punto di pareggio. Un divario dettato pure dallo scoppio dell’inflazione, l’ennesima piaga di un periodo nebuloso, contraddistinto da mille difficoltà.

Di conseguenza, un numero in costante crescita di agricoltori ha preferito mandare la variante di melone direttamente al macero. Piuttosto di andare in perdita preferiscono “risolvere” il problema alla radice.

Melone svuotato

La notizia è stata portata all’attenzione dal sindaco del comune di Palma di Montechiaro, Stefano Castellino. In un messaggio lanciato a Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, chiede un immediato intervento. I disagi riscontrati richiedono a suo avviso un aiuto concreto delle istituzioni competenti: resta da vedere se l’appello verrà accolto e in che modo.