Vivere Green

Qualcosa di strano è successo nei giorni della merla, ma se ne sono resi conto in pochi: voi l’avete capito?

I giorni di fine gennaio o ‘giorni della merla‘, come si chiamano per tradizione, dovrebbero essere i più freddi dell’anno. Gelidi volendo. E invece no. Le temperature del 29, 30 e 31 gennaio, sono state più calde che mai. Ciò potrebbe comportare dei danni all’agricoltura e non solo. Ecco perché queste temperature anomale preoccupano gli esperti.

Li chiamano ‘Giorni della merla’, sono gli ultimi di gennaio e dovrebbero essere i più gelidi di tutto l’anno. Non si sa con certezza il motivo per cui si chiamano così, ma una leggenda narra che una merla insieme ai propri piccoli, per ripararsi dal freddo si rifugiò dentro un comignolo. Comunque in questi giorni più che ripararci dal freddo, abbiamo assistito a un clima caldo e soleggiato, quasi come se ci trovassimo in primavera, più che in pieno inverno. 

Anche Coldiretti (Confederazione nazionale coltivatori diretti) ha sottolineato come siano state percepite, in media, temperature primaverili. Un risveglio anticipato della natura, così è stato definito. In tutt’Italia, salvo rare eccezioni, si è goduto di giornate soleggiate e una media di 15°C. Una vera e propria anomalia climatica per gli ultimi giorni di gennaio. Siamo di fronte a un cambiamento climatico sempre più evidente, questo comporta numerosi aspetti negativi, anche per quello che riguarda l’agricoltura.

Perché preoccupano queste temperature fuori dal comune di fine gennaio

Questo caldo improvviso nei cosiddetti giorni della merla, favorisce un risveglio anticipato delle piante. Ciò comporta ad esempio delle fioriture impreviste. La natura è come se andasse in tilt, con le coltivazioni esposte a durissimi danni. Questo periodo caldo poi non dovrebbe durare a lungo, così con l’abbassamento delle temperature, i campi subiranno un durissimo trauma. Il rischio di perdita dei raccolti è dunque elevato.

Siamo purtroppo in balia dei cambiamenti climatici. Oltre al caldo anomalo, c’è un pericolo siccità. Il 2023 ha fatto registrare una caduta del 14% di precipitazioni in meno. Secondo alcuni dati, le temperature si sono alzate di più di un grado rispetto alla media storica.

Infine un altro fattore da considerare è la mancanza di neve proprio durante il mese di gennaio, uno dei più freddi, in svariati settori dell’arco alpino. Mentre al sud, in particolare nelle isole, si registra una situazione di forte stress idrico.