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L’importanza di mangiare le castagne per il nostro corpo: i benefici sono notevoli

Autunno, periodo delle castagne: frutto autunnale buonissimo da mangiare (anche se, accidenti, se è difficile a volte da digerire a causa di tutti quegli amidi) che, però, nel corso del tempo ha dato vita a numerosi miti, fiabe e leggende. Come quella che ci raccontavano sempre i nostri nonni: che se tenevi in tasca d’inverno una castagna matta (il frutto non commestibile dell’ippocastano), non ti saresti ammalato. Un mito popolare, chiaramente, visto che nonostante i chili di castagne matte nelle tasche, raffreddori e influenze erano all’ordine del giorno.

Fiabe e leggende con protagonista le castagne

Fra le leggende che parlano delle castagne, c’è quella del Castagno dei Cento Cavalli. Si trattava di un enorme castagno abbarbicato alle pendici dell’Etna (si trova veramente nella zona di Sant’Alfio). Secondo i contadini (e anche secondo gli esperti), quel castagno aveva qualcosa come 4mila anni. La leggenda narra che la Regina Giovanna I d’Aragona e tutto il suo seguito formato da cento cavalieri e dame, riuscì a trovarvi riparo in una notte di tempesta a causa delle ampie fronde dell’albero.

Un’altra fiaba racconta di un castagno particolarmente sfortunato che non riusciva a produrre frutti come gli altri alberi. Così, piangendo disperato, chiamò la Fata Verde per aiutarlo. La fatina arrivò e gli disse che l’avrebbe aiutato, ma che avrebbe dovuto pazientare: ci sarebbe voluto un anno perché la magia facesse effetto. Non molto felice, l’albero si dispose malvolentieri ad attendere. Ma ecco che una famiglia di ricci, braccata dai cani, si trovò a fuggire proprio nei pressi dell’albero.

Il castagno offrì riparo alla famigliola di non nascondersi in una buca, non sarebbe servito a niente. Era meglio, invece, salire sui rami e nascondersi fra le foglie. I cani arrivarono e non riuscirono a seguire i ricci fra i rami (come avessero fatto dei ricci ad arrampicarsi sull’albero rimane un mistero che la fiabha non svela) e se ne andarono via con la coda fra le gambe.

Alla scena aveva assistito anche la Fata Verde che decise di premiare l’albero, anticipando la sua richiesta: da quel momento anche il castagno riuscì a produrre frutti che, da quel momento, sono protetti da ricci.

Castagna e riccio

Una leggenda dal sapore religioso racconta di un paese povero. Qui i contadini non trovavano nulla da mangiare e continuavano a pregare Dio affinché mandasse loro del cibo. Così Dio creò per loro le castagne. Il Diavolo, però, decise di metterci il suo zampino e nascose le castagne nei ricci appuntiti.

I contadini si misero di nuovo a chiedere l’aiuto di Dio visto che non riuscivano ad aprire i ricci a mani nude senza ferirsi. Così Dio fece cadere i ricci a terra. Questi si spaccarono così a forma di croce, liberando le castagne.

Esiste anche una versione alternativa di questa leggenda. Questa volta la mancanza di cibo colpì dei montanari. Stanchi della carestia, i montanari scesero a valle dove c’era più cibo. Solo che a valle c’era anche la malaria e la nebbia, motivo per cui Sant’Ubaldo cercò di dissuaderli. Ma i montanari avevano fame e volevano scendere a tutti i costi. Così Sant’Ubaldo pregò Dio e questi, al posto di mandare del pane come chiesto dal santo, gli fece cadere in grembo un riccio.

Sant’Ubaldo decise così di benedirlo ed ecco che il riccio si aprì a croce rivelando le castagne.

Lo so, a questo punto ti è venuta voglia di mangiare castagne: ecco qui qualche suggerimento su come prepararle.