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“Acqua di rubinetto contaminata da un fungicida potenzialmente cancerogeno!” L’allarme scattato in una Nazione, che preoccupa

Il 34 per cento dell’acqua potabile in Francia è contaminata. Incutono timore i numeri raccolti e resi pubblici da Anses, l’agenzia nazionale competente nella sicurezza sanitaria. I ricercatori hanno preso in analisi 157 pesticidi e le loro molecole derivanti. Il quadro che ne esce trasmette parecchia ansia. Per quanto da precedenti rilevazioni effettuati in Svizzera fossero affiorati numeri piuttosto negativi, il report pubblicato pochi giorni fa stupisce comunque, rappresentando un serio campanello d’allarme.

Il contenuto spaventoso dell’acqua potabile in Francia

Adottare delle soluzioni apposite, efficaci ed efficienti, permetterebbe di dare una svolta significativa alla lotta contro l’inquinamento. Alla luce delle prove presentati, resta da scoprire che tipo di provvedimenti assumeranno gli enti nazionali. L’autorevolezza della fonte smentisce ogni eventuale critica circa la sua attendibilità. Dietro vi sono ore di approfondimenti, volti a fornire un quadro accurato e completo della situazione. Uno sforzo non indifferente, da attuare al fine di preservare la salute della popolazione locale.

Rubinetto aperto

Il rapporto, intitolato “Inquinanti emergenti nell’acqua potabile: aggiornamento sui principali risultati dell’ultima campagna nazionale”, mette in evidenza la presenza di 89 pesticidi e correlati con acqua non trattata e 77 con acqua trattata. Forte è soprattutto la diffusione del metabolita del clorotalonil, o R471811. Un elemento altamente tossico, classificato come cancerogeno 1B, ovvero una potenziale fonte di pericolo nello sviluppo di tumori.

Acqua che sgorga fuori dal rubinetto

Ebbene, il gruppo sottolinea che è il metabolita principalmente trovato, in oltre un campione su due. Inoltre, comporta il superamento delle particelle tossiche in più di un campione su tre. A causa dell’impatto negativo sul benessere generale, la Francia ha bandito nel 2020 la vendita di articoli che lo contengono. Già nel 2019 la Commissione europea aveva preso azioni drastiche e la decisione assunta dal Governo d’oltralpe ne ha dato seguito. Ciononostante, valori registrati confermano la tendenza a rimanere nell’ambiente per lunghi periodi.